Con le Caritas della Delegazione dell’Emilia-Romagna e quelle di tutta Italia si è vissuto, a Salerno, dal 17 al 20 aprile, il 43° Convegno Nazionale delle Caritas diocesane organizzato da Caritas Italiana e Delegazione Campana. Il titolo del Convegno è stato: “Agli incroci delle strade” proprio per affrontare in modo particolare il tema delle periferie e luoghi emarginati ben chiari al Sud.
Lo sfondo del Convegno sono le tre vie che Papa Francesco ci ha donato al 50° di Caritas Italiana: la via degli Ultimi, la via del Vangelo e la via della Creatività. Tanti sono stati gli stimoli ricevuti e, in modo particolare, possiamo fare tesoro delle testimonianze di vita ricevute da tre persone: la prima, la storia disperata di un uomo senza dimora, senza niente, sull’orlo di farla finita perché pensava non avesse senso la sua vita, ma trova la Caritas che lo aiuta a riacquistare fiducia in se stesso e costruirsi un futuro; la seconda, una donna arrivata in Italia dalla Nigeria dietro molte promesse e speranze, ma infine messa sulla strada e che trova il coraggio di denunciare e viene aiutata da una cooperativa per uscire dal giro della tratta e per vedersi garantiti i propri diritti e il proprio futuro; l’ultima, una donna che a 21 anni è rimasta in coma per circa un anno e che ha avuto a fianco persone che l’hanno sostenuta e hanno creduto in lei.
A queste tre storie aggiungiamo vari interventi ricchi, soprattutto, dei vari punti di vista sul territorio dove si è svolto il convegno. Territorio ricco di potenziale, ma quasi emarginato dallo Stato e percepito come soggetto “passivo” e mero destinatario di aiuti, senza l’investimento in politiche di sviluppo sociale. In una tavola rotonda vissuta il secondo giorno dal titolo “Dalle ferite germogli di vita nuova” sono state presentate quattro storie vissute dalle periferie, in cui, senza scoraggiamento, la gente si è rialzata e, grazie ai membri della comunità di riferimento, ha trovato un nuovo senso di vita in ciò che stava facendo. In particolare, riportiamo due parti delle testimonianze che abbiamo ascoltato: la prima di don Maurizio Patriciello, parroco nella Terra dei Fuochi, che ci ha testimoniato come stia cercando di svolgere il suo ministero in questa terra, provando a trovare soluzioni che aiutino le persone a essere loro stesse e a voler crescere con dignità; la seconda, molto toccante, è quella di don Gino di Casamicciola che a novembre è stata colpita dall’alluvione e dove, in poco tempo, gli abitanti si sono trovati a dover ricostruire un paese completamente distrutto e fondamentale è stata l’attivazione di tutta comunità. I giovani e tante persone si sono messe al servizio delle persone più colpite, allestendo in chiesa un punto di distribuzione provvisorio di beni di prima necessità. Anche qui, ci è stato testimoniato come da soli non si riesca a fare la differenza, ma che bisogna lavorare e stare insieme per costruire qualcosa di grande.
In questo Convegno non è mancato il protagonismo dei giovani: questo grazie a un progetto di Caritas Italiana, di nome “Mi sta a cuore”; infatti, per tutta la durata del Convegno un gruppo di ragazzi ha animato i presenti e ripreso tramite foto e video l’evento. Sono stati protagonisti anche in una tavola rotonda vissuta l’ultima mattina, dove hanno fatto sentire la propria voce e in cui quattro giovani della Delegazione Campana, arrivati in Caritas in modi diversi, ci hanno raccontato come hanno conosciuto Caritas e come ora collaborano o lavorano per essa. Hanno anche lanciato diverse provocazioni agli adulti presenti, perché tante volte si tende a dare per scontata la presenza dei giovani all’interno di Caritas, senza che venga valorizzato il loro sguardo creativo, ma piuttosto cercando di inserirli in una realtà già strutturata, senza lasciare loro il dovuto spazio in termini di possibili idee e stimoli propositivi e innovativi. Per questo dovremmo, come ci ha ricordato in chiusura il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello, non tanto sostituire le vecchie generazioni da Caritas, ma promuovere una collaborazione fruttuosa tra i giovani e gli anziani, affinché possano sostenersi reciprocamente e crescere insieme.
Il direttore ci ha ricordato anche l’importanza di fare rete, co-progettare e cercare di costruire un cammino sinodale insieme con altre realtà territoriali, soprattutto le amministrazioni comunali, con cui il dialogo è utile per creare un sistema rispondente ai bisogni delle persone che bussano alla porta di Caritas. Sempre riprendendo le parole di Don Marco, il lavoro di rete e la co-progettazione sono fondamentali al fine di creare un sistema che metta insieme tutte le risorse di cui gli attori dispongono, per generare un sistema di vita basato sull’amore e sulla carità, in contrapposizione, quindi, con il sistema di morte, generatore di “scarti”, a cui rischiamo di tendere in questo tempo in cui il vero ascolto e l’attenzione all’altro stanno sfumando.
Il proposito che ci portiamo da questo Convegno è quello di essere una chiesa in uscita verso le proprie periferie, essere una chiesa che ascolta, solidale e creativa e animatrice di comunità.
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