Accoglienza ucraina un anno dopo. Le storie delle famiglie seguite dalla Caritas

10 Marzo 2023
Categorie: Emergenze, Pace

Non è un semplice volontariato. Dalle ore trascorse a Casa Bersana sono nati veri e propri legami di amicizia che hanno unito persone che, prima di un anno fa, vivevano a migliaia di chilometri di distanza e non parlavano la stessa lingua. Sono queste alcune delle significative testimonianze nate dall’accoglienza dei profughi ucraini a Faenza. La Diocesi ha aperto le porte di diverse sue strutture a tante persone in fuga dalla guerra, oltre 140 nel faentino. A fungere da strutture di accoglienza sono in particolare Casa Bersana, a Celle, e il monastero Santa Chiara, in centro storico. «La cosa più bella che mi porto a casa da quest’anno – racconta Gaetano Gambino, il custode della casa Bersana – è stato vedere l’affiatamento che si è creato in questa convivenza. Non bisogna mai dimenticare che ogni famiglia, che risiede qui, sta vivendo un dramma, e con l’aiuto dei volontari e degli operatori Caritas si è più forti per superarlo».

ucraina giochi

“Alcune famiglie sono qui da un anno. La ricerca di un affitto a Faenza è complicato”

Qui sono arrivate le prime famiglie fuggite dalla guerra; molte avevano alcuni parenti in zona e per questo hanno scelto Faenza. E qui sono presenti anche alcuni uomini: mariti che hanno potuto fuggire dall’Ucraina perché padri di più di tre figli o scappati prima che iniziasse il reclutamento obbligatorio. Oggi le famiglie sono alla ricerca di una propria autonomia. «Si sono dati da fare per trovare lavoro – spiega Gambino – e dopo l’estate in campagna, gli uomini oggi lavorano nell’edilizia, mentre alcune donne sono operaie. Faticano però a trovare un affitto. Anche se la convivenza nei primi mesi è stata importante per non isolarsi, oggi vorrebbero essere più indipendenti».

ucraini casa bersana

Nel frattempo, la rete solidale che si è creata in questo anno non è venuta meno. «Abbiamo in mente diverse iniziative per la prossima primavera – conclude Gaetano – in particolare riprenderemo alcune attività artistiche legate alla ceramica. E poi vogliamo fare diverse iniziative all’aperto, come la bella giornata vissuta l’anno scorso con l’associazione Pedalare per chi non può».

Eva, nata durante il conflitto: “E’ la mia gioia più grande”

E’ ucraina, ma è anche romagnola. Nata nell’ospedale di Ravenna, ha trascorso i suoi primi mesi di vita al monastero Santa Chiara di Faenza. In questo anno vissuto nelle strutture della Diocesi, che ha dato grande disponibilità all’accoglienza, il 16 settembre 2022 rappresenta una data speciale per Tatiana e per tutte le famiglie ucraine ospitate. In questo giorno è nata Eva, dando una grande gioia alla mamma e un bel segno di speranza a tutti. Oggi Eva ha occhi vispi e attenti, tra le braccia di mamma Tatiana, 33 anni, arrivata in Italia quando già era incinta e con un bimbo di 5 anni. In occasione dell’anno di accoglienza ricevuta a Faenza, il vescovo monsignor Mario Toso, il direttore Caritas don Emanuele Casadio e il sindaco Massimo Isola hanno fatto visita a questa comunità di 22 persone fuggita dalla guerra in Ucraina, in gran parte donne con bambini.

La mamma ospitata a Faenza, incinta di 7 mesi è dovuta tornare in Ucraina per sostenere un esame universitario

«Siamo davvero grati per l’accoglienza ricevuta che non ci ha fatto mancare nulla – commenta Tatiana – e l’arrivo di Eva è stato davvero la cosa più bella di questi dodici mesi difficili». Difficoltà da cui però ha tirato fuori una grande forza di volontà. Tatiana è di Ivano-Frankivs’k, città vicino a Leopoli con oltre 200mila abitanti. In Ucraina ha studiato ginecologia e, al settimo mese di gravidanza, per ottenere la laurea, è dovuta tornare nel proprio Paese a sostenere un esame in presenza. La voglia di non rinunciare ai propri obiettivi e costruirsi un futuro le ha dato enorme coraggio. «Quando ho partorito a Ravenna non sapevo ancora bene l’italiano e questo rischiava di dare molto stress – ricorda -. Essere ginecologa mi ha però aiutato molto a monitorare sempre la situazione in cui ero ed essere più tranquilla».

A Santa Chiara Eva si è aggiunta a tanti altri bambini ospitati in una grande famiglia, che provengono da vari parti dell’Ucriana anche molto differenti e alcune russofone. «La situazione nella nostra città al momento è più tranquilla – dice – e non ci sono più bombardamenti. Però ancora per un altro anno vogliamo restare in Italia».

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